Nei primi decenni del XIX secolo la maggior parte degli italiani,   il «popolo», parla il dialetto. L’italiano è la lingua  scritta delle  opere letterarie, quella degli intellettuali, eccetto che  a Firenze o  in Toscana. In Lombardia o in Veneto, è il dialetto la  lingua della  vita sociale che convive con l’uso del francese, lingua di   comunicazione europea. Manzoni è un uomo del Nord, lombardo ed europeo,   che non conosce l’Italia meridionale e centrale. Tuttavia sente la   necessità di procedere all’unificazione politico-culturale tramite la   scelta di una lingua che si modelli su quella letteraria e sul toscano.   Non c’è cultura nazionale senza lingua. L’Italia, come Paese, non  esiste  senza una cultura nazionale che si esprima in una sua lingua.  Manzoni  investe sull’italiano. Questo è il grande contributo dei Promessi sposi:   è una storia degli umili, in anni tempestosi di anarchia e decadenza,   che parla italiano ed è scritta per gli italiani, mentre, allo stesso   tempo, si qualifica come un’opera italiana di grande rilievo in Europa.   La realtà è, però, che I promessi sposi furono il grande libro   italiano, il testo della lingua unitaria per eccellenza, su cui  imparare  a scrivere, da memorizzare e da imitare. Questa è la funzione  nazionale  che, prima e dopo l’Unità, venne svolta dal romanzo storico  di Manzoni.  I Promessi sposi sono, in un certo senso, il libro della nazione.
I promessi sposi  si collocano all’inizio della storia  linguistico- culturale italiana  che precede di pochi anni la nascita  dello Stato unitario e  l’affermarsi dell’Italia come nazione. Restano  un’opera che accompagna  la crescita dello spessore nazionale e  l’identificazione di crescenti  gruppi sociali nel destino nazionale.  Questo avviene non solo per la  funzione «politica» del libro, ma perché è  un romanzo di grande valore.
L’opera nacque in una stagione storica in cui si poneva il problema dell’identità italiana in una penisola divisa in tanti Stati. Manzoni cominciò a lavorarci il 24 aprile 1821 (con il titolo di Fermo e Lucia),   quando sembrava che la rivoluzione piemontese dovesse estendersi alla   Lombardia. Ma gli italiani all’inizio dell’Ottocento erano ben lontani   dall’immagine manzoniana di una gente «una». Solo per gli intellettuali   esisteva una specie di «repubblica delle lettere», insomma una  coscienza  letteraria italiana, ma senza caratteri politici.
Benvenuti! In base a quale criterio, quando guardiamo il viso di una donna, lo giudichiamo bello? I make up artist continuano a seguire le orme dei grandi pittori del 400.. In questo blog lascerò appunti e considerazioni sul cinema il make up cinematografico, e altro.. Leonardo da Vinci ha stabilito delle regole che possono essere applicate anche oggi..se guardiamo la sua Gioconda percepiamo ombre e luci sapientemente distribuite per dare armonia al volto come un bravo make up artist...
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